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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
musicista, Milano (24-11-1907) [Inizio Voce]occhi ne vedeva delle strane o delle brutte... — spesso per celia, ma molte volte per un bisogno prepotente o per uno scatto irrefrenabile dell'animo, amareggiato da pene e disinganni — questo stesso intercalare, dicevo, racchiudeva e rivelava un indistinto, e pur sano e profondo, senso di filosofia, tutta nostrana... Pari all'amore che egli nutrì per il suo Abruzzo, fu l'affetto che lo legò ai suoi conterranei. Largo di consigli e di aiuti verso tutti gli amici, lo fu di preferenza verso quegli abruzzesi che s'incamminavano nella carriera artistica. Estimatore ed ammiratore schietto di quanti onoravano la terra comune, frequentemente parla nelle sue memorie — oltre che il fratello minore Giuseppe, che, educato a sue spese nel Conservatorio di P. Pietro a Maiella, acquistò poi fama di grande pianista e di valente compositore — di Giuseppe Palizzi, che gli fu compagno indivisibile a Parigi, durante la lunga permanenza in quella capitale, di Francesco Paolo Tosti, di Giuseppe Dell'Orefice, di Costantino Barbella, di Francesco Paolo Michetti, ecc.; ricorda con gratitudine il nome e l'opera del suo concittadino Raffaele Castorani, oculista valentissimo e professore all'università di Napoli; parla con grande deferenza di Gaetano Jandelli, l'illustre filosofo e letterato di Civitella Casanova; manifesta la sua ammirazione per Gabriele D'Annunzio... Pochi abruzzesi, specie se artisti, lanciati per il mondo dalle vicende della vita ed assurti alla celebrità, serbarono così intatte le caratteristiche della stirpe, dimostrarono un così profondo attaccamento alla terra natale e sentirono così viva e positiva la solidarietà regionale, come Gaetano Braga: per cui, il nome di Lui — uomo, cittadino, artista — degno di essere ricordato dagl'italiani, merita di essere con particolare
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