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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
economista, scrittore, poeta, pittore, Francavilla a mare (19-10-1911) [Inizio Voce]odii, suscitatrici di nobili energie. Ti rendono testimonianza quanti ti videro apostolo infaticabile nella propaganda della cooperazione e dei più razionali sistemi agrarii, nella promozione delle classi lavoratrici verso ogni più umana forma di vivere civile, ingentilita dalla coltura e dall'arte, nobilitata dal lavoro e dall'agiatezza che n'è il frutto. Ti rende testimonianza il dolore di questo popolo, che è suprema elegia ed inno intorno alla tua bara; perchè l'anima collettiva sente per intima simpatia, e senza bisogno di dotte analisi, il valore delle anime. E la tua anima fu eminentemente sociale, perché ebbe la prima educazione dall'arte, ch'è per sua essenza sociale. L'arte è sociale perchè la bellezza è fiore e germe di simpatia; ed è essenziale all'artista di simpatizzare con le cose e con gli uomini. Un largo sentimento sociale fu in te e fu composto come di più cerchi, l'uno maggiore dell'altro includentesi, la famiglia, il comune, la regione, la patria. Di ciascuno di essi tu facesti un ideale, e li concordasti fra loro in bella armonia; e pensasti, che l'opera civile deve spiegarsi dall'uno all'altro di quei termini, sì che il modello ideale è quello che rifulge successivamente e progressivamente nel padre famiglia, nel cittadino, nell'uomo. Te non rose il tarlo della superbia e fosti sempre più pensoso d'altrui che di te stesso. Non cercasti quello che ti pareva tu dovessi essere, ma quello che ti pareva tu dovessi fare. Facesti tuo il motto dell'acqua: «Se non corro mi ammalo», e tutta la tua vita fu un fare se anche troppo vario, sempre con intento di bene. Tu avesti su te il sentimento modesto che deriva dalla condizione, che dalle grevi e grossolane generazioni moderne occorre gettare la scoria di molti milioni di uomini prima di trovare il diamante
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