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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
economista, scrittore, poeta, pittore, Francavilla a mare (19-10-1911) [Inizio Voce]raro del genio. Ma ciò non ti tolse la volontà di fare il bene, perchè il bene fatto è sempre bene, derivi dal dilettantismo, o dal talento, o dal genio. Né ti parve che bastasse farlo con gli scritti, con l'opera intellettuale soltanto, ma volesti passare dalla teoria alla pratica, e creasti una fortuna famigliare, e cooperasti alla fortuna pubblica promovendo la trasformazione edilizia del tuo comune, e l'incremento economico suo e della regione abruzzese tanto a te cara, nella sua storia, nel suo folk-lore, nella sua economia agraria, industriale, bancaria, nella memoria dei suoi figli valorosi ed ingiustamente obliati. Tutti gli atteggiamenti dell'anima popolare abruzzese ti ebbero ammiratore e ricercatore affettuoso, gli usi, i costumi, i riti nuziali e i funebri, le superstizioni, i proverbii, le storie locali, i nomi antichi, le favole, le leggende. E se ti mancò il magistero della ricerca scientifica e comparativa, non ti fece difetto il buon senso del manovale, che prepara buoni materiali per le ricostruzioni dei sapienti. Nei patrii sapienti avesti il culto, e ti parve indegno l'oblio al quale l'incuriosa età li aveva dannati fra noi. Fosse un artista o un filosofo, fosse il cav. De Vivo, o un pio sacerdote, come Felice Mola, volesti portare il contributo della tua parola affettuosa alla loro postuma fama. Ed ora, anche te ha avvinto la morte, alla quale ti ribellavi, non per desiderio di ignobile vita, ma per quella febbre di lavoro nella quale ti colse. Poche ore prima mi confidavi i tuoi sogni. Il bisogno di riordinare i tuoi appunti, le numerose cartelle di notizie d'ogni specie da affidare come deposito al tuo nipote adorato, in cui rivive il nome del tuo adorato fratello, e nel quale, come una prima volta nel figlio tuo, ti sentivi una seconda volta rivivere.
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