[Elenco dei Nomi]

(...segue) Polacchi Tino
insegnante, letterato, e Barberini Cesira, Castellamare Ad. (10-10-12)

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cadutole vicino, senza poter muoversi più, senza potere articolare che poche parole al fratello accorso disperatamente invano. Cadaveri, su cui il tempo ha cominciato la lenta opera distruttiva, e gli uomini, devoti alla legge e alla giustizia, forse non hanno finora compiuto l'autopsia, cioè il nuovo martirio di cuori di madri, che il resto non sanno, che ignorano ancora. E i crisantemi e le dalie e i gerani e gli altri fiori, che mani gentili han composti in belle corone, vanno reclinando il capo: tutti i fiori dell'affetto, della gratitudine, del rimpianto. Ma se ne comporranno altre ancora, a prova del ricordo perennemente pietoso. Il prof. Giovambattista Polacchi n'è ben meritevole. Pensoso di sè e degli studi, non mai interrotti, viveva una vita solitaria, troppo solitaria, che talora spiaceva ai suoi coetanei. Così era giovinetto, mentre compiva le scuole tecniche nella nostra città natale e il corso superiore nell'Istituto teramano «Vincenzo Comi», dove, e il ricordarlo è dovere, ottenne la licenza d'onore. Cresceva nella solitudine il suo amor degli studi, dei quali si videro i maggiori frutti, com'ebbe conseguita la «licenza in matematica» nell'Università di Roma. Era la prima tappa del suo più alto cammino, e si preparava a più alta meta, sebbene ragioni di opportunità lo trattenessero tra noi come insegnante nella Scuola tecnica e nel Ginnasio vescovile. Quattro anni or sono, fu incaricato a questo ufficio in Città S. Angelo; e il piacere che l'anno appresso ebbero del suo ritorno i colleghi e più i giovanetti, che avevano sperimentato il poco volere di un vecchio insegnante, è la lode maggiore che si possa rendere alla memoria di lui. Non saprei dire se gli scolari lo amassero più che non lo temessero: certo è che i giovanetti studiosi, provvidi del proprio

(segue...)