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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
storico, politico, Loreto Aprutino (10-10-1912) [Inizio Voce]dimenticati, ed a nome di questo illustre Consesso, rivolgere ad essi un pensiero di affetto e di gratitudine. E nel far questo, io mi sono ispirato alle nobili tradizioni vostre, cari Colleghi, al vostro interesse per tutto ciò che forma il vanto e il decoro di questa Provincia ed alle alte idealità che hanno formato sempre l'orgoglio vostro. E il tributo nostro di reverenza e di gratitudine ai nostri grandi valga d'incitamento e di ammaestramento ai nostri giovani, perchè con lo studio, con la vita intemerata con l'esercizio della virtù ed anche col sacrifizio, ove occorra, della loro vita, sappiano rendersi degni degli illustri maggiori e meritevoli della gratitudine cittadina. — Il discorso del cav. De Fermo — A nome di Loreto, che ho l'onore di rappresentare, mi corre l'obbligo di porgere le più vive azioni di grazie all'onorevole nostro Presidente ed all'egregio comm. Bindi per le belle parole che hanno avuto per la lacrimata memoria del mio illustre concittadino cav. Antonio Casamarte. Essi ne hanno ben descritto la radiosa figura di integerrimo cittadino, di integerrimo e sapiente amministratore della pubblica azienda. A me null'altro conviene aggiungere ché le loro parole non sono il solito pietoso omaggio dei vivi verso i morti, ma corrispondono pienamente a verità, essendo io stato testimone della vita dell'illustre estinto. Discendente da nobile famiglia, comprese che la nobiltà dei natali, nei tempi che corrono, è una vana inutile chincaglieria, degna di figurare nei musei archeologici, e che l'uomo merita stima non per le opere compiute dai suoi maggiori, ma per quelle che lui stesso ha compiuto. Ispirandosi a questo principio che è la maggiore conquista dei tempi nuovi, educò la sua mente ai forti studi della storia antica, e formò quella magnifica biblioteca
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