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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
notaio, segretario comunale, Bellante (9-11-1914) [Inizio Voce]Amministrazioni, che si successero, perchè egli non ebbe altro ideale dinanzi a sè che il benessere de' suoi concittadini, che considerava come amici carissimi, e per questo nobile scopo non sapeva che cosa fosse sacrificio. Chi frequentava Bellante in quei tempi, lo ricordano ancora molti, ne partiva entusiasta trovandovi tanta unione di animi, tanta concordia d'intenti, comunanza di rispetto fra cittadini. Bellante era tutta una famiglia. Ed a questa così simpatica unione di spiriti contribuiva in modo speciale Giuseppe Urbani, che, stimato da tutti, col senno, col tatto e coll'autorità, che gli veniva dalla sua cultura e dalla sua bontà, sapeva conciliare gli animi, appianare divergenze sul nascere, dissipare malumori e malintesi, che, non chiariti subito, sono spesso sorgente di rancori e di odii eterni. Nelle annate di scarso ricolto, grazie all'opera previdente di Giuseppe Urbani, Bellante meno degli altri paesi sentì il disagio economico, perchè egli suggeriva il modo di provvedere a tutto ed a tempo facendo caldo appello ai proprietari del paese, stimolandone il sentimento e la carità del natio loco, per avere viveri a prezzo conveniente. E così a Bellante non si ricordano agitazioni popolari incomposte, che sono sempre perturbatrici dell'ordine pubblico e fomiti di discordie. Era il consigliere intimo e la guida sicura di quanti si rivolgevano a lui, e usava delle sue alte aderenze per favorire gli altri nei singoli bisogni. L'on. Costantini, l'on. Cerulli, l'on. Barnabei e tanti altri illustri uomini politici l'ebbero, più che amico, fratello. Quando, già vecchio, sentì il bisogno di riposo si ritirò dall'ufficio di segretario comunale, per godere unicamente la pace della famiglia, ma il paese non volle privarsi dell'opera sua, del suo zelo, che metteva in ogni
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