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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
sacerdote, insegnante, Teramo (3-9-1915) [Inizio Voce]l'estremo vale a chi mi fu legato con infinito affetto, al prof. Luigi Fioravanti. Questi godeva del mio bene ed io del suo, fino dai banchi della scuola. Crescemmo insieme nella istruzione comune, avemmo gli stessi maestri per più ragioni di studi e attingemmo alle stesse fonti. Or chi può ridire i piaceri intellettuali goduti insieme nel progredire delle nostre cognizioni? Ditelo voi, suoi colleghi e suoi scolari, egli era più che compagno, amico agli uni e più che maestro, padre agli altri, e a tutti eccellente esemplare, dentro e fuori della scuola nei suoi detti e nei suoi fatti. La sua vita, o signori, era un libro aperto a tutti. Ed ora, mentre egli le più belle pagine vi doveva aggiungere, si è chiuso per sempre. Proviamoci ad aprirlo noi suoi devoti a nostro conforto e a ricordanza cara. Luigi Fioravanti era nato a rendere felice chi ebbe la ventura di essergli accanto, di vivergli a lato. Pareva portasse scritta sulla faccia la felicità, ma era l'immagine della sua coscienza pura e lo specchio della bontà amata. Il sorriso sfiorava ognora il suo labbro e non mai ruga solcava la sua bella fronte. Quanto ne andava altero il geniale Abate D. Donato suo zio! Era l'anima dell'anima sua. I suoi fratelli, i nipoti, tutti della sua famiglia ch'oggi lo piangono amorosamente, pendevano dalle sue labbra certi di cogliervi le parole salutari del bene e dell'amore per loro. Ove rifulsero più il suo carattere, la sua mente, il suo cuore, il suo sapere fu nella scuola; quest'era il campo prediletto della sua cultura, della sua vita: era il maestro nato fra i suoi piccoli studenti, era l'interprete dei loro bisogni intellettuali, li eccitava e li moderava a tempo. Oggi tanti della sua scuola son giovani, son uomini e benedicono gli anni della sua scuola. Ma chi può misurare il
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