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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
tenente di vascello, Cortellazzo (17-3-1918) [Inizio Voce]costiere contro le incursioni navali e aeree. Poi, aveva preso parte come pilota marittimo e capo degli esploratori alla spedizione e al bombardamento di Cattaro, dell'ottobre scorso, l'audacissima impresa che resta una delle più grandi della guerra dall'aria. Fu in questa occasione che si strinse tra Bafile a Gabriele d'Annunzio la cordialissima amicizia che morte dell'uno, oggi, si, interrompe; ma, sopratutto, sanguinosamente e superbamente esalta: per la fiamma che entrambi ugualmente li accendeva, che l'urto doveva consumarne, il poeta e il taciturno si compresero interi, e furono fratelli d'arme. Chi conobbe Bafile, in questi ultimi tempi, afferma: “Dopo Caporetto, nessuno l'ha mai visto ridere, nemmeno agli scherzi più rumorosi di una messa da campo”. Aveva ottenuto il comando più ambito da lui, in questo momento: di un battaglione di marinai al fronte di terra; e aveva ottenuto un battaglione famoso che ebbe già nome dal comandante Pietro Starita, famoso perchè, solo insieme con una compagnia di mitraglieri alpini, salvò e rafforzò la nostra difesa verso le foci del Piave, costituendo e tenendo contro reiterati assalti di prevalenti forze nemiche la testa di ponte di Cortellazzo. E appunto a Cortellazzo morì, colpito da una fucilata, il nuovo comandante del battaglione: Bafile. Il fatto accadde l'altra notte. Bafile si era proposto di compiere un'importante rischiosissima ricognizione su la sponda del Piave su la sponda — punge al cuore ricordarlo! — che occupano gli austriaci. Uscì a notte fatta dalle nostre linee, pochi uomini.. Imbarcò su un sandalo, e traghettò all'altra riva. Scese a terra, e scomparve con il suo animoso drappello, nel folto delle canne superanti le siepi di filo spinato tese dal nemico, eludendo la vigilanza delle vedette nemiche, inoltrandosi
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