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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
magistrato, Roma (20-11-1921) [Inizio Voce]Toscano, un Lombardo, evaso, avrebbe riparato subito in America; un Calabrese, no: un Calabrese prima di tutto si vendica. Signor Presidente, Signori Giurati, il dirvi rendete Musolino alla libertà, è un paradosso, eppure sarebbe questo il desiderio di tutte le anime buone”. Mentre nell'altra dove, ripeto, è riprodotta la corrente contraria al Musolino si legge: “Ill.mo Sig. Presidente, Leggendo il 'Processo Musolino' davvero che ci sembra di essere nella gabbia dei matti; ed è veramente ridicolo, vergognoso come i difensori del medesimo cercano di difendere le sue infami gesta di vero assassino, brigante!! Caro Sig. Presidente, non tema nulla, nessuno, e faccia la Giustizia, cosa che manca nella nostra misera Patria, che così rigurgita di Briganti, e siamo costretti a vergognarci d'essere italiani, la terra d'assassini celebri!... La S. V. può comprendere la verità. Io amo la mia Patria, ma sono quasi costretto a lodare la Croazia, sebbene fossi risparmiato dalle sue baionette nelle 'Cinque Giornate di Milano'! Per quanto sia nelle sue facoltà, Sig. Presidente, non tema e tenga, come ha fatto fin qui, alto l'onore della vera Giustizia, perchè vi è estremo bisogno, e la S. V. può comprendere la verità del mio dire, di condannare il Musolino, che è un brigante, un assassino e merita la pena di morte che, per sventura, in Italia fu tolta. Speriamo almeno che abbia la galera a vita, ma è poco, e poi perchè temo che trovi il modo di fuggire per la seconda volta!!..” Queste due lettere abbiamo voluto integralmente riportare per dimostrare quale fosse lo stato psicologico collettivo, formatosi durante il Processo alle Assise di Lucca. Gli stessi Professori Morselli della R. Università di Genova e De Sanctis di quella di Roma, nella loro «Biografia di un Bandito» affermano «come
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