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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
magistrato, Roma (20-11-1921) [Inizio Voce]la Conferenza per fare la civetta? Ma in quanti altri modi vuol disonorare il nome della famiglia, alla quale appartiene? ed i mascalzoni dei preti gridano contro la tanta, la moralissima istituzione del divorzio, l'unica, la sola che potrebbe rimettere, un po', le cose a posto: ma basta così. Le rinnovo le mie più sincere, sentite felicitazioni che sono quelle di un uomo onesto: e poi sono della famiglia giudiziaria anch'io. Coi sensi della più alta stima mi creda...” E poiché Giovanni Ferrante avvertì il grande valore che ha la stampa, come strumento di formazione della pubblica opinione, ammonì in pubblica udienza i suoi rappresentanti affinché fossero stati obbiettivi ed imparziali nelle loro relazioni. A conferma di quanto affermiamo, abbiamo sottomano una lettera indirizzata al «Presidente» da varii giornalisti. Il contenuto di essa è del seguente tenore: “A S. E. il Signor Presidente della Corte di Assise — Lucca — Ill.mo Signor Presidente — In merito a quanto fu accennato in pubblica udienza, sulla parte rappresentata dalla stampa nell'attuale processo, i sottoscritti, nel mentre rivendicano intero il loro diritto professionale dei cui limiti unici giudici sono il pubblico e la legge, non riconoscono a loro stessi che un dovere: quello di rimanere estranei ai conflitti delle parti. E in tale convinzione, memori delle cortesie che la E. V. ha usato loro, affinché essi potessero liberamente esercitare la loro funzione, a tutela del decoro loro e della classe cui appartengono, tengono a dichiarare di essersi sempre e di proposito serbati estranei ad ogni manifestazione che esorbitasse dal loro compito di relazione o di critica. Esprimendo all'E. V. Ill.ma l'omaggio della loro vivissima stima si sottoscrivono dev.mi” […] Non ebbe esitazioni di fronte alle innumerevoli
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