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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
magistrato, Roma (20-11-1921) [Inizio Voce]minaccie di morte e rifiutò con sdegno le cospicue offerte di denaro, pervenutegli da più parti del mondo. In una lettera mandatagli da Napoli in data 19 aprile 1902 e firmata Alcuni ammiratori è scritto: “Essendoci immensamente a cuore la vostra salvezza, ci permettiamo, caro eroe, di darvi un consiglio. Qui acclusa è un'immagine di S. Espedito Martire e ve la rimettiamo, a che voi vi raccomandiate alla sua clemenza onde vi lasci uscir libero dal processo che si è iniziato a vostro riguardo. Sicuri che non disdegnerete il consiglio di gente che vi ama, vi preghiamo di crederci..” — Il processo Musolino durò due mesi e si chiuse la sera dell'11 Giugno 1902. Il riassunto Presidenziale, durato un'ora e mezza, fu quanto mai sintetico, chiaro, imparziale. Finito che fu, vennero consegnati i quesiti ai Giurati. La statistica dei reati imputati a Musolino era questa: 7 omicidi consumati, 6 omicidi mancati con ferimento, un furto, una esplosione di dinamite con tentativo di appiccato incendio, la uccisione di una mula, 5 contravvenzioni per porto di pugnale, uso di dinamite e porto illecito di fucile. La condanna venne, e severissima. Alle 19,45 la Corte si ritira per la sentenza ed alle 20,35 rientra, per la lettura di essa che condanna Musolino alla pena perpetua dell'ergastolo, aumentando la segregazione cellulare continua a 10 anni, tenuto conto che deve rispondere di 5 omicidi premeditati (Morselli-De Sanctis). E così ebbe fine quella triste odissea a cui aveva dato vita, tra leggende e fantasie popolari, il peggiore eroe della criminalità: Giuseppe Musolino. Generale fu il plauso tributato a Giovanni Ferrante: stampa, pubblico, mondo giudiziario, politico, esaltarono giustamente l'eccelsa figura dell'Uomo, di cui per un postumo, doveroso omaggio alla sacra memoria, abbiamo
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