Albo della gloria

Franciosi Giovannino

15 giugno 1942

Albo

      Tempra dei giovani dell'Era Mussoliniama. S. Tenente Pilota: Giovannino Franciosi

      Assume per noi il valore di un rito ricordare quanti camerati si immolarono sui campi di battaglia, ove furono tratti da una indomita fede nella necessità che il Fascismo aveva di vivere non soltanto con la dottrina, non soltanto con le istituzioni, ma anche affidando il proprio destino alla punta delle baionette. Ciò ha il valore di un rito, perché solo con lo spirito religioso, solo con il sentimento della riconoscenza ci si può accostare alla memoria di questi camerati purissimi, richiamandoli tra noi, essi che furono i migliori di noi. Migliori in quanto hanno saputo documentare con il bene prezioso della vita l'idea, realizzando quell'insegnamento mussoliniano che dice essere il combattimento il nostro supremo desiderio e dare soltanto il sangue la porpora alla gloria.
      Questi migliori noi li sentiamo ancora vivi ed operanti nelle nostre file, giacché niente ci sembra più attivo del loro spingerci, attraverso l'esempio, verso creazioni politiche, sociali, culturali, degne della loro vita e della loro morte. Tutti questi ragazzi Caduti nel pieno fulgore della giovinezza su di una amba, ai piedi di una Sierra, nell'azzurro del cielo o lungo le sconfinate, bianche distese dell'Ucraina, furono amici di tutti noi, ed ognuno ha lasciato in noi un ricordo personale, la memoria di un episodio, insieme vissuto, la nostalgia di una canzone insieme cantata, mentre le gole canore non apparivano presaghe che qualcuna di esse si sarebbe prestissimo spenta nella strozza della morte. Forse, se ce lo fossimo allora detto, ne avremmo riso increduli, tanta era l'energia vitale che ci esplodeva nel cuore. Ma fu appunto questa esuberanza di energia, maggiore in loro che in noi, a portarli verso il combattimento e quindi verso il sacrificio.
      Anche Giovannino Franciosi, Pilota da Caccia, non è più. Studente di Ingegneria dell'Università di Roma, l'Arma Azzurra lo aveva chiamato precocemente ai pericoli e alle gioie dell'Ala Fascista. Nelle varie scuole di pilotaggio, aveva fatto rifulgere le sue doti di cuore, di animo e di mente. Era sempre stato tra i migliori allievi. All'Aeroporto di Pescara, durante un'esercitazione, un Colonnello dell'Aviazione Germanica, notando le sue doti di pilota, aveva mostrato il desiderio di conoscerlo personalmente ed era sceso sul campo a manifestargli il suo compiacimento. Terminato il corso, nel quale si era classificato tra i primi, veniva scelto per la specialità «Caccia». Dopo qualche mese veniva inviato in un Reparto di addestramento di guerra e nelle sue lettere al fratello si dichiarava impaziente di affrontare il combattimento, manifestando il desiderio di poter essere inviato in Russia, che dichiarava essere per lui «terra promessa».
      Il Comandante del suo Aeroporto di Sardegna così scriveva di lui appena un mese prima della tragica e gloriosa fine: «Il S. Ten. Pilota Giovannino Franciosi, nel periodo trascorso fino ad oggi si è dimostrato sempre molto disciplinato, entusiasta dell'attività che svolge quotidianamente, attaccato al dovere, rispettosissimo, e, per quanto di carattere chiuso, vedo che si trova bene con i colleghi. Ha iniziato, appena arrivato al Reparto, voli di addestramento e le sue doti di pilotaggio si vanno giornalmente migliorando, dandomi la sicurezza che diverrà un elemento di pieno affidamento, quando le necessità richiederanno il suo impiego bellico».
      E dallo stesso Aeroporto un sottufficiale di Teramo scriveva a un congiunto: «Qui vi è un Ufficiale di Teramo, il S. Ten. Franciosi, ottimo pilota e il migliore della sua Squadriglia».
      Finalmente per lui venne la grande ora di affrontare il nemico. Scelto con altri 10 piloti fra i migliori, la sorte lo indicava per essere inviato in Africa Settentrionale, venendo incontro al suo dilagante desiderio di battersi.
      Il giorno prima di morire scriveva alla mamma: «Sono da qualche giorno nella nuova destinazione e mi trovo bene in tutto. Lavoro molto. I Superiori sono in gamba».
      Scevro da qualsiasi esibizionismo, i pochi dati sulla sua vita militare sono stati raccontati dagli amici; nelle sue lettere si limitava a dare notizie della sua salute, a informarsi dei suoi cari e manifestare il desiderio di essere impegnato pericolosamente.
      Anzi tempo la morte crudele, che ama i migliori, lo mieteva l'11 maggio di quest'anno, in aspra azione di guerra.
      Al rito funebre celebrato in sua memoria a Castellalto, assistettero il Federale, il Vice Federale e altre Autorità provinciali e locali, nonché il Colonnello Comandante dell'Aeroporto di Pescara che, alla notizia della sua morte, si recò di persona a porgere le condoglianze alla famiglia, perché disse che l'Allievo Ufficiale Giovannino Franciosi era da lui ricordato tra i suoi migliori allievi.
      E' stato sepolto nel cimitero dell'Arma di Bengasi, con gli onori militari, alla presenza del Colonnello Comandante del suo Stormo e delle rappresentanze dell'Esercito, della Marina e delle Forze Armate Tedesche, mentre prestava servizio un picchetto armato dalla sua Squadriglia. Un suo collega scrive alla famiglia: «la sua dipartita ha lasciato in tutti noi profondo dolore e rimpianto».
      Di carattere mite ma deciso, era fornito di un audacia non comune. Amico con tutti: gli intimi erano per lui tanti fratelli. Prova delle sue qualità il rimpianto che ha lasciato di sè, non solo tra la cittadinanza, ma in tutta la provincia.
      Ora va a congiungersi alla schiera santa degli Eroi, a quelli che per la Patria e l'Idea tutto hanno dato, anche la vita, col sorriso sulle labbra, con la foga dei vent'anni, con la fede dei mistici.
      Ma Egli è sempre vivo, più vivo che mai e noi lo ricorderemo sempre, socchiudendo gli occhi nella tenerezza del ricordo, col suo sorriso schietto e spontaneo volare eternamente nel cielo degli Eroi, dove anelò, sempre di arrivare con le sue ali di Aquila, mentre l'insegnamento delle sue opere sarà raccolto e seguito...

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