Albo della gloria

Pallotta Guido

12 giugno 1943

Albo

      Guido Pallotta. Medaglia d'oro

      Come era giusto, come serenamente aspettavamo, è stata concessa a Guida Pallotta la medaglia d'oro alla memoria.
      Pezzo di colore, il commento, pei giornali ufficiali: non per noi.
      Per noi, Guido Pallotta è qualche cosa di più di un eroico caduto: è un simbolo.
      Guido Palletta resta, per noi giovani, un Capo: quello che aveva da dirci, ce lo ha detto: e sopratutto col suo esempio.
      Guido Pallotta, in nessuna guerra, è mai andato a raccogliere bossoli e... nastrini sui campi di battaglia ormai deserti: ma fu sempre tra i primi, nelle prime e più dure battaglie, fino alla vittoria.
      Perciò è e sarà nelle nostre file, fino a che gli innumeri sacrifici delle Forze Armate e del Popolo saranno coronati dal duro e meritato trionfo.
      Guido volle combattere in Africa Orientale nei ranghi più umili, che sono anche i più sublimi: e rinunciò al grado di capo manipolo, ma combatté veramente.
      E volle combattere al fronte occidentale. Chi non ricorda il magnifico numero unico che Lambello e Vent'anni - e Guido dové esserne l'anima - composero, nell'imminenza della nostra guerra?
      E volle combattere in Africa Settentrionale.
      Andò dove la vita era più grama ed eroica, dove i soldati erano meno armati e gli ufficiali più arditi, tra le nostre superbe truppe di colore, in un raggruppamento la cui leggenda cominciava prima che il cannone e la mitraglia battezzassero la grande unità, che, nascendo, aveva già nel nome del Comandante una sua eroica tradizione: Raggruppamento Maletti.
      Combattè; fu ferito; combattè ancora.
      Tentò di rompere il cerchio di ferro che ormai stringeva la divisione ignuda e ardente di fede e di sovrumano eroismo: infranse il cerchio.
      Si immolò in una lotta sovrumana, egli, col suo cuore acciaiato contro un carro armato. Quale saga canterà la lotta dell'Eroe contro il mostro invulnerabile? Achille e Sigfrido eruno invulnerabili in tutto, fuorché nel calcagno l'eroe acheo, e nella schiena l'eroe germanico: ma Guido era vulnerabile in tutto, perché squisitamente umano, fuorché nella fede. Il suo corpo fu spezzato dalla mitraglia e forse dal cingolo nemico; ma il suo cuore ardé allora e arde ancora. E il suo spinto è oggi più che mai in piedi, a combattere contro i nemici dell'esterno e dell'interno, forse più ferocemente contro questi che contro quelli, con l'esasperata tensione della sua anima purissima, che voleva eroi e santi e martiri tutti gli Italiani - a guidarci, a ripeterci il memorabile Decalogo che egli disse al convegno della Scuola di Mistica, in confronto ai Nicolò Giani, ai Berto Picei, ai Renato Ranfagni, ai Cesare Bolognesi ai tanti e tanti che dettero poi insieme a lui la vita per la vittoria.
      E ripetiamolo con lui, come una preghiera, il mistico decalogo:
      1. - Obbedire al Duce.
      2. - Odiare fino all'ultimo respiro i nemici del Duce, cioè della Patria.
      3. - Smascherare i traditori della Rivoluzione senza sbigottire della loro eventuale potenza.
      4. - Non avere paura di avere coraggio.
      5. - Non venire mai a compromessi col proprio dovere di fascista, dovessero andare perduti il grado, lo stipendio, la vita.
      6. - Meglio morire orgogliosamente affamato che vivere pinguemente avvilito.
      7. - Spregiare il cadreghino.
      8. - Odiare il vile denaro.
      9. - PREFERIRE LA GUERRA ALLA PACE, LA MORTE ALLA RESA.
      10. - NON MOLLARE MAI!
      (Renato A. Molinari)

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