Albo della gloria
Santilli Oscar
28 giugno 1941
Albo della gloria
Tenente Santilli Oscar: Presente
Un altro figlio di Teramo ha immolato la sua giovane esistenza per la grande causa della Patria: Oscar Santilli, Tenente di Cavalleria, classe 1913. Laggiù nelle ambe infuocate egli aveva cercato, aveva voluto ad ogni costo il combattimento per il quale era nato. Laureato non ancora ventunenne in Scienze Economiche e Commerciali presso la R. Università di Roma otteneva di entrare nel corso di Cavalleria, arma di cui era appassionatamente orgoglioso e fiero. Due anni dopo fu tra i primi a recarsi in A.O.I. finché scoppiava la guerra contro l'Impero Inglese, ed abbandonava spontaneamente il suo impiego civile per meglio servire la Patria in armi. Esonerato dal servizio militare perché facente parte, come capo ufficio, di una industria militarizzata in Addis Abeba impugnava il moschetto senza alcun riguardo o preoccupazione per se stesso. Il suo esempio fu seguito immediatamente da molti altri camerati e compagni di ufficio, tra i quali egli, per il suo carattere affabile e buono, godeva le più vive simpatie. «Sono contento, scriveva alla diletta mamma, che vi ha fatto piacere sapere che ho strappato l'esonero. Furono giorni di battaglia quelli vissuti per spuntarla. Si sosteneva che non mi potessi sottrarre all'esonero. Per porre fine alla discussione venne un Colonnello a ricordarci i nostri doveri come per metterci paura. Invece ne venne fuori un animata discussione con me tanto che il Colonnello mi voleva denunziare; strepitò, ma infine fu costretto a bere alla mia salute». Raggiante di gioia e di soddisfazione lasciava l'abito borghese e correva là dove il dovere lo chiamava. Fu primo nella commissione di armistizio italo-francese a Gibuti. Quindi sul fronte di Cheren, ove si distinse per il suo indomito coraggio e dove fu esempio fulgidissimo di virtù militari. «Sono più che mai soddisfatto di avere seguito anche questa volta i miei impulsi e la mia sensibilità; non avrei amore alla vita se non vivessi soddisfacendo gli ideali che sento e così li seguo con tutto il mio entusiasmo». Ed ancora: «Sono contento di vivere così intensamente ogni attimo di questo periodo; il nostro spirito è forte; spero di essere degno di qualsiasi avvenimento». Tutto il suo epistolario è un poema di fede fascista e di entusiasmo. La vittoria è certa. Cosa conta perciò la nostra vita? Questa la sintesi di tutti i suoi sentimenti; questa è l'anima di Oscar Santilli; questi sono i giovani di Mussolini. Dal fronte dell'Asmara, dopo l'epopea di Cheren corse ancora tra i primi a difendere i confini dell'impero laddove erano più minacciati. E fu così nella regione dei Gallo Sidama. Prese parte a tutti i combattimenti della zona sempre animato dalla incrollabile fede nella vittoria delle nostre armi. E qui appunto, a Uadarà, a pochi chilometri da Gimma, egli fini da eroe la vita. Teramo fascista, ne siamo certi, onorerà degnamente la memoria di questo suo valoroso figlio. (D. P.)
La madre Sig.ra Cugnini Santilli Concetta, appena conosciuta la notizia, ha inviato al Duce il seguente nobile telegramma: Mio figlio Oscar, tenente cavalleria, è caduto da prode nel cielo di Uadarà. Sono fiera ed orgogliosa del sacrificio da lui compiuto per la grandezza della nostra Patria diletta. La grande fede che volontario lo trasse al cimento è di conforto ai mio dolore di madre. Possa la vittoria ora e sempre arridere alle nostre invitte armi. Concetta Cugnini Santilli.
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