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      La rivoluzione francese del 1789 vista da loro sorgere, e, come avevano creduto, finire in Napoleone, non era stata una meteora; voleva ricominciare, anzi era ricominciata in Francia e minacciava di propagarsi al Piemonte, dove fors'anche in Carlo Alberto si poteva risvegliare il cospiratore. Per fortuna erano stati bravi i ministri a fargli assaggiare il sangue delle sentenze di morte dei mazziniani, perché così egli era tornato odioso ai liberali che ricordavano il Ventuno; ma insomma anche per i ministri e per l'aristocrazia era misterioso: pareva che persin da lui qualche cosa si diffondesse nell'aria che, nonostante tutto, incoraggiava a non aver più tante paure, a camminare finalmente con la testa un po' meno bassa.
      E infatti verso il Quaranta v'erano già degli uomini che non negavano più se altri diceva loro che avevano avuto degli affettuosi riguardi pei costipati del Ventuno, d'averli ospitati e trattati bene quando erano passati per la valle della Bormida fuggitivi. E questo, come se l'aria si fosse rischiarata via via sempre più, e si potesse mostrarsi senza tema di dare in qualche malpasso, vi furono pur degli altri che cominciavano a vantarsi di aver nel Ventuno tentato di strappare agli sbirri un famoso costipato, Amedeo Ravina, d'un certo villaggio di quelle Langhe chiamato Gottasecca. Narravano che colui si era rifugiato nel porto di Savona su d'una nave spagnuola e che il comandante della città, il Rufini, fanatico del proprio potere, aveva mandato le sue guardie a catturarlo, senza riguardo alla bandiera di Spagna.


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Cronache a memoria
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 64

   





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