Sdegnavano persino di menzionare i ministri della Costituzione.
Eppure correva come parola di buon augurio il nome di Santarosa, e quello di molti nobili del Regno. Di lui si diceva che era figlio d'un colonnello, morto nel 1796 alla battaglia di Mondovì contro i francesi, e qua o là in quelle terre v'era chi aveva conosciuto quel valoroso per aver servito sotto di lui nella difesa delle Alpi marittime, avanti che fosse venuto per Montenotte nel paese il general Buonaparte. Con quegli uomini alla testa le cose dovevano riuscir bene.
Invece si rallegraron ben presto coloro che s'erano rattristati o avevano disprezzato o taciuto per aspettare e vedere. Da Alessandria salirono per val di Bormida notizie di più lontano, dell'altra parte del regno verso la Lombardia. Il Principe di Carignano scomparso da Torino era andato di là dai campi dove stavano i reggimenti che s'erano dichiarati per la Costituzione, e aveva riparato tra quelli che erano rimasti fedeli al Re assoluto in Novara, sostenuti dagli austriaci corsi da Milano a dar addosso ai costituzionali. Si parlava dei generali La Tour e Bubna confusamente, poi fu detto il nome del fiume Agogna sulle cui rive era avvenuto un combattimento nel quale i costituzionali avevano consumato le loro speranze. E per questo un grande scoramento di tutti alle loro spalle, anche di quei soldati che, non essendo giunti in tempo pel fatto d'armi, tornavano indietro pensando a mettersi in salvo per non essere forse fucilati.
Se quei vecchi che narravano quelle cose ai ragazzi di dopo il quarantotto, avessero pensato a scriverle mentre le avevano viste avvenire, leggeremmo adesso delle pagine di cronaca rozze certo, ma preziosissime per i particolari minuti, che ci darebbero il colore e lo spirito dei fatti meglio che non la storia stessa.
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