E scappavano da casa per andar dietro ai soldati, per vederli accamparsi, per trattenersi a parlar con loro.
E venne il gran giorno aspettato.
Sulle alture di Montenotte non ebbero certo testimoni gli austriaci e i francesi l'11 e 12 aprile 1796, quando se le diedero per davvero. "C'č mezza Genova, ci sono mezze le Langhe!" esclamavano certi signori, quel dė del settembre 1851, guardando largo da un cocuzzolo, la innumerevole moltitudine che brulicava lassų dappertutto. Erano parole, ma insomma ci pareva mezzo mondo. E vi furono dei fortunati che s'imbatterono a udire dei montanari di quei luoghi, vecchi di settantacinque o ottant'anni, i quali avevano fatto da guida per forza a francesi o ad austriaci della battaglia, e sapevano ancora dire Rampon, Laharpe, Argenteau, Beaulieu, storpiando i nomi che era una grazia di bimbi. Ora parevano dar poca importanza ai piemontesi che facevano per gioco; criticavano i generali che, secondo loro, non sapevano far nulla. Quelli dei loro tempi sė che erano generali! Ah quei francesi! Naturale. Quei vecchi, per tutta la loro gioventų, non avevano udito dir altro che guerra, Francia, vittoria, e vi si erano avvezzati come a una specie di religione. Cosė avevano sempre tenute per cose da rispettare fin le pietre dei ridotti fatti dai francesi per quelle vette. Chi non aveva ricollocata a posto qualcuna di quelle pietre, se passando l'aveva vista gių, rotolata dal muricciolo a secco, dove la mano d'un granatiere di Rampon l'aveva messa?
Ma la finzione piemontese era venuta benissimo.
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