Viva la Repubblica! urlarono in mille. Gli Austriaci, che poterono udire quel grido, nel frastuono delle fucilate, si sentirono come tirati dalla voragine della morte, e si avventarono risoluti e gravi la terza volta.
Dal petto in sù i Francesi sorgevano, ma non tiravano. Essi, non avendo più cartocci, aspettavano con le baionette incrociate. Allora gli Austriaci investirono a capo basso come tori; ma quel muro di petti non fu possibile romperlo. Ributtati, rotolarono morti feriti, fuggenti; ne furono trovati sin nel greto del Letimbro laggiù, orribile salto, quei che lo fecero in sensi.
Argentau trasse le sue genti indietro, e le postò in luogo di dove parve dire: A domani!
Rampon ebbe un po' di respiro. Chi conoscesse qui attorno il punto vero dov'egli si stese a passa la notte!
A domani, dunque. Ma l'indomani Massena, Augereau, Laharpe, arrivarono diritti come falchi, questi di fronte, quelli di fianco agli Austriaci. Laharpe, alle cinque del mattino, che d'aprile e ancor notte, assale Argentau: questi, superiore di forze, crede di potergli ruinare addosso e precipitarlo giù nei burroni. Ma Augereau e Massena lo urtano improvvisi, irresistibili, nel fianco destro e quasi nelle spalle; vuole far fronte da tutte le parti; è inutile; cominciò la rotta, divenne un eccidio. Egli e Roccavina, feriti, poterono a stento fuggire, cacciandosi per quella valle dell'Erro là, angusta, tetra, spaventosa. Dei loro soldati duemila caddero prigionieri, mille e cinquecento giacquero morti; tanti corpi, che di nati tra questi monti, non ne tornano alla terra altrettanti in tre secoli; diecimila dispersi andarono come lupi a branchi, alla ventura per le selve; un migliaio rimasti uniti si ritirarono coi Francesi alle reni, urlanti per quelle gole.
| |
Repubblica Austriaci Francesi Austriaci Letimbro Massena Augereau Laharpe Austriaci Argentau Augereau Massena Roccavina Erro Francesi Laharpe
|