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      Ma il sindachetto non mutò d'animo, sebbene, indovinato il grand'uomo, abbia tenuta poi sinché visse intatta la stanza dove questi dormì quella notte.
      Ora chi dal castello di Cosseria, guarda per cercare il mare attraverso la gola di Cadibona, scopre i profili grigi d'uno sterminato edificio, piantato a guardia di quel passo predestinato. E il forte d'Altare, bel nome ispiratore per quelli che dovessero morirvi contro chi si cimentasse nemico a passare. Quasi a piede del forte, nel borgo che gli dà il nome, vive operoso un popolo di vetrai, antico, ricco, gentile. Discendono da una primavera sacra di Fiamminghi venuti da secoli a mettersi in quella gola, quando v'erano quasi vergini le foreste; e ne serbano qualche cosa nella finezza del viso, nei suoni della parlata, nell'assiduità al lavoro. Che gioia per loro e per tutti, se scendendo dal forte il vecchio cannoniere tediato oggi, domani, per sempre, sbadiglierà la noia che si soffre lassù! L'operaio, grondante sudore, soffia dalla canna una bolla di cristallo incandescente, e in un batter d'occhio le dà forma leggiadra: - Duri, dirà, duri, o soldato, la vostra noia! Ecco un bicchier bell'e fatto, beviamo alla pace! -
      Montenotte e l'uomo fatale
     
      Una trentina d'anni fa, dal Consolato francese di Genova fu scritto al Comune di cui fa parte Montenotte, per sentire se vi esistesse sempre e in eguali condizioni, o se fosse stato distrutto e in qual tempo, il monumento decretato da Napoleone nel 1805. Era comparsa nei giornali di Francia una lettera di lui al generale Berthier, del 6 fiorile anno decimoterzo repubblicano, nella quale egli divisava il monumento da erigersi in qualche punto lassù, forse sul culmine di Monte Legino, dove con 1200 granatieri della 117a mezza brigata, chiamata poi sempre la brava, giurati alla morte, stette il colonnello Rampon, contro tutte le forze d'Argenteau, dall'alba alla sera, e determinò la gran vittoria del giorno appresso.


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Cronache a memoria
di Giuseppe Cesare Abba
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