Passò Bixio a cavallo. Fiero come già sul cassero del Lombardo, diede una occhiata burbera laggiù a quel povero legno, accennò brusco come a dire: «Siamo intesi!» e tirò innanzi trottando. Dopo di lui vennero alcune Guide, gente che ha navigato sul Piemonte, bei cavalli, bei cavalieri, coll'uniforme leggiadra che avevano l'anno passato in Lombardia. Nullo caracollava bizzarro e sciolto; torso da Perseo, faccia aquilina, il più bell'uomo della spedizione. Pare uno dei tredici che han combattuto a Barletta. Missori da Milano, vestito d'una tunichetta rossa che gli cresce l'aspetto di gran signore, ha in capo un grazioso berretto rosso, gallonato d'oro, e comanda le Guide. Dolce ma tutt'animo; lui e Nullo, Eurialo e Niso. Quell'altro, semplice Guida, colla faccia imbroncita e piena di bontà, è il più vecchio del drappello. Avrà quarant'anni? È Nuvolari da Mantova, un ricco campagnuolo che ha cospirato e combattuto umile e costante; tipo di puritano dei tempi di Cromwell. Gli altri tutti fior di giovani; carissimo un Manci da Trento, che mi fa pensare alla Fiorina del Grossi, tanto ha l'aria di fanciulla innocente.
Sempre sorridente e colla buona novella in fronte, arrivò ultimo Garibaldi collo Stato Maggiore. Cavalcava un baio da Gran Visir, su di una sella bellissima, colle staffe a trafori.
Indossava camicia rossa e calzoni grigi, aveva in capo un cappello di foggia ungherese e al collo un fazzoletto di seta, che, quando il sole fu alto, si tirò su a far ombra al viso. Scoppiò un gran saluto affettuoso; ed Egli, guardandoci con aria paterna, si spinse fin in capo alla colonna.
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