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      Questa notte staremo ancora qui: e intanto finiranno d'allestire i carri per la nostra artiglieria.
     
     * * *

      Grazioso! Ieri l'altro, appena sbarcati, alcuni dei nostri occuparono il telegrafo. L'ufficiale, fuggendo, aveva lasciato lì un foglio, sul quale era scritto: «Due vapori sardi sbarcano gente». Era un dispaccio mandato al Comandante militare di Trapani. E da Trapani appunto: «Quanti sono? Che cosa vogliono?». Allora i nostri: «Perdonate, mi sono ingannato, i legni sbarcano zolfo». Da Trapani secco secco: «Imbecille!».
      Poi un taglio dei nostri al filo telegrafico e silenzio.
      Salemi, 15 maggio. 5 ore ant.
      Ho spalancato le finestre di questa cella di monaco, e ho dato un'occhiata alla campagna, sonnacchiosa sotto i fumacchi che si levano dalle valli. Chi sa che via piglieremo, e in quale dei punti cui arriva la mia vista, saremo affrontati dai Napoletani? Chi sa per che via marciano a noi, o in qual gola stanno ad attenderci?
      Margarita e Bozzani lunghi e distesi lì su d'un tappeto verde, avuto non so da chi, dormono ancora. Raccuglia, il buon vecchietto Palermitano che non parla mai, si allaccia la calzatura, al lume della mia candela. Torna dall'esilio in nostra compagnia, come un popolano fuoruscito del medioevo.
      — Sergente Raccuglia, che tempo avremo oggi?
      — Bisognerà vedere il Generale in faccia; ma sarà bello, perché vedete là? Gatti si ravvia i capelli. Sempre lindo e attillato. lui!
      Lì, fuori della porta, due milanesi stavano ragionando dei fatti nostri, uno più dottore dell'altro, a dimostrare che sono seri, assai, da tutte le parti.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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