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      Garibaldi gli aveva osservati a lungo da una balza, con Türr, Tuköry, Sirtori ed altri molti che gli stavano intorno. Io lo vidi malinconico e pensoso. Credo che a quel primo incontro sperasse... sperasse in una ispirazione che ai Napoletani non venne. Eppure nostra bandiera sventolava lassù nella luce!...
      — Non rispondete, non rispondete al fuoco! — gridavano i Capitani; ma le palle dei cacciatori passavano sopra di noi con un gnaulìo così provocante, che non si poteva star fermi. Si udì un colpo, un altro, un altro; poi fu suonata la diana, poi il passo di corsa: era il trombetta del Generale.
      Ci levammo, ci serrammo, e precipitammo in un lampo al piano. Là ci copersero di piombo. Piovevano le palle come gragnuola, e due cannoni dal monte già tutto fumo, cominciarono a trarci addosso furiosamente. La pianura fu presto attraversata, la prima linea di nemici rotta; ma alle falde del colle chi guardava in su!...
      Là vidi Garibaldi a piedi, colla spada inguainata sulla spalla destra, andare innanzi lento e tenendo d'occhio tutta l'azione. Cadevano intorno a lui i nostri, e più quelli che indossavano camicia rossa. Bixio corse di galoppo a fargli riparo col suo cavallo, e tirandoselo dietro alla groppa, gli gridava:
      — Generale, così volete morire?
      — Come potrei morire meglio che pel mio paese? — rispose il Generale, e scioltosi dalla mano di Bixio, tirò innanzi severo. Bixio lo segui rispettoso.
      Goro da Montebenichi e Ferruccio a Gavinana: pensai tra me, rallegrandomi del ricordo; ma subito mi tremò il core; credei di indovinare che al Generale paresse impossibile il vincere, e cercasse di morire.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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