L'ho sempre veduto da Marsala in qua e osservato con certa reverenza. E ho immaginato che debba essere qualcosa come zio o fratello maggiore di Nullo. Ma oggi ne chiesi. E noto perché mi sia d'insegnamento, che Alessandro Fasola da Novara ha sessant'anni fatti; che dal 1821 ne ha spesi quaranta a lavorare, a sperare, a combattere; che sempre da Santorre Santarosa a Garibaldi fu visto comparire alla chiamata, giovane, ardente e sicuro.
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Anche i carabinieri Genovesi come sono usciti belli nelle loro divise! Un farsetto e un berretto d'un azzurro delicato che rialza la espressione di quelle facce signorili, non so se sciupate o abbellite dal bronzeo che dan questi soli penetranti nel sangue.
Tutti vorrebbero farsi carabinieri, ma non tutti si è Genovesi. Si capisce. V'è una certa aristocrazia del valore, e quelli là che se la sentono nel cuore, e degnamente, vorrebbero star soli. E non ho inteso un della mia compagnia, e non dei migliori, dire che il Dittatore dovrebbe tenerci tutti senza che altri potesse mescolarsi con noi di Marsala; e mandarci sempre avanti, avanti, avanti, finché uno ne fosse vivo?
[DA PALERMO A MILAZZO]
18 giugno.
Partire non condotti dal Dittatore! Eppure egli ha sulle braccia la rivoluzione, la guerra, tutto, anche gli arruffapopoli, e deve star qui. Con lui lavora Francesco Crispi, un ometto che quando lo veggo mi fa pensare a Pier delle Vigne potente. Ma lontani da Garibaldi saremo ancora con lui. ĞAndate di buon animo, ci disse, andate figliuoli, che vi ho dato Türr.
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