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      Se avrò bisogno di voi, egli vi condurrà volando da me». Eppoi, messosi a parlare genovese con alcuni di noi liguri, parve pigliasse un piacere fanciullesco in quel dialetto che parlano Bixio e i Carabinieri.
      21 giugno.
      Medici è arrivato con un reggimento fatto e vestito.
      Entrò da Porta Nuova sotto una pioggia di fiori. Quaranta ufficiali, coll'uniforme dell'esercito piemontese, formavano la vanguardia.
      La mia brigata è partita per l'interno dell'isola, condotta da Türr. Noi della spedizione dispersi nell'onda dei sopravvenienti, porteremo con noi le memorie dei venticinque giorni vissuti come nella solitudine, faticando, combattendo e credendo. E tireremo innanzi visitando l'isola, facendo gente e pellegrinando, finché ci arresti il nemico e si torni al sangue, o si finisca fondendoci tutti nelle sorti e nell'onore d'Italia.
      Da Palermo a Missilmeri, 22 giugno.
      Due cavalli bianchi e baliosi che starebbero bene tra le gambe di due dragoni, ci portano via, tirando questa carrozza da prìncipi. Romeo Turola sonnecchia, io noto.
      Ho riveduto Porta Sant'Antonino, il Convento e quella muraglia che all'alba del 27 maggio, quando venimmo, balenava e tuonava come una nuvola tempestosa. I due grandi pioppi, a pié dei quali quel mattino vidi il primo napoletano morto, tremolavano sino all'ultima foglia con un sussurro allegro quasi consapevole. Passandovi sotto, pensai raccapricciando a quel morto, a quella povera montanara della Calabria o dell'Abruzzo che si farà sulla soglia della capanna, con una paura confusa della guerra che c'è pel mondo, dove forse crede ancora di avere il suo figliuolo soldato.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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