Presiederà il Consiglio.
Villafrati, 26 giugno.
Ho visto partire in gran fretta il battaglione Bassini. A Prizzi, che deve essere un villaggio poco lontano, vi è gente che si è messa a far sangue e roba, come se non vi fosse più nessuno a comandare. Il padre Carmelo sapeva quel che diceva quando ci parlammo al Parco. Quaggiù vi sono beni grandi, ma goduti da pochi e male. Pane, pane! Non ho mai sentito mendicarlo con un linguaggio come questo della poveraglia di qui.
Bassini si è messo in marcia, ma non dell'umore suo di quando odora il pericolo, Questo brontolone gaio, senza gingilli, di corteccia grossa, ha un cuore che parla dalla faccia burbera e bonaria. Agita la testa rasa, grigia, nocchiosa come una mazza d'armi da picchiare sul nemico. Avrà forse un mezzo secolo ormai, eppure è più giovane di noi, e a Calatafimi tenne la sua compagnia come a una festa. I suoi ufficiali, tutti signori di Lombardia, gli stanno sotto come un padre. Se in Prizzi gli occorrerà di dover parlare di legge, ha nel battaglione i dottori a dozzine; se vorrà fare un'arringa, i letterati gli stanno attorno; ma egli breve e tagliente parlerà colla spada. Chi laggiù ha le mani lorde badi ai fatti suoi.
Villafrati, 26 giugno.
E non ci è stato verso di trovar uno che abbia voluto dire la verità! Il testimonio che abbia detto più male di Santo Mele, dinanzi al Consiglio di guerra, fu Santo Mele.
«Io brigante? Eccellenza! Ho combattuto contro i borbonici, ho dato fuoco alle case dei realisti, ho ammazzato birri e spie, dai primi d'aprile servo la rivoluzione: ecco le mie carte!
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