Sta quasi sempre solo; adora Foscolo e il carme dei Sepolcri che sa a memoria, e se ne pasce come d'un cibo leonino. Camminando meco recitava i versi di Maratona, che detti da lui, nella notte, in mezzo alla colonna che marciava, mi parvero i più belli, i più forti da Dante in qua. Cantoni ha molto del foscoliano, e chi ponesse il suo ritratto per frontespizio nell'Ortis, ognuno direbbe che certo il povero Jacopo fu così. Ha diciannove anni, è Mantovano come Nuvolari, come Gatti, come Boldrini, tutta gente bizzarra e valente, che hanno un po' del Sordello.
Paternò, 14 luglio.
Da Adernò a Paternò, una camminata in faccia all'Etna, che da Santa Caterina non si è più perso di vista. Per la falda che par si rigonfi infinita, trionfano boschi di verde cupo, dai quali si libera e si lancia il gran monte, brullo fino alla cima, bianco di neve, alto che il fumo del cratere vi galla sopra accidioso, come se non potesse salir di più. Dorme il gigante che conta gli anni dalle sue furie e dai popoli che ha disfatti. Sono tanti e che storie! Eppure spesseggiano nelle macchie i villaggi, lasciando indovinare da lungi la gente felice che deve abitarli.
Catania, 15 luglio.
Credeva d'entrare in una città di Ciclopi, ma appena oltre la porta minacciosa per i massi di cui e formata, ecco la via lunga fino al mare, ampia, lavata, fresca come vi dovesse passare la processione del Corpus Domini. Eravamo un drappello che precedemmo la brigata e i primi fiori gli avemmo noi. In piazza dell'Elefante una sentinella chiamò la guardia, dieci o dodici giovinotti balzarono a schierarsi, presentarono l'armi facendo le faccie fiere.
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