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      Due barcaiuoli che v'erano mi narrarono, e narrando tremavano ancora che quando si avvidero del passo cui i nostri si andavano a mettere, essi non volevano pił remare. Ma costretti, piangendo, pregando Maria e i Santi, tirarono innanzi con quei demonii. Nel buio alcune barche si staccarono dal gruppo e si smarrirono verso Scilla. I napoletani dal Forte avendole scoperte tirarono quella maledetta cannonata, appunto mentre il resto della spedizione toccava il punto designato, vicino all'altro Forte di Torre Cavallo e sbarcava scale, corde, arnesi d'ogni fatta per darvi la scalata. Nacque un po' di confusione; le barche pigliarono il largo veloci, lasciando i nostri sull'altra sponda, nelle tenebre, senza guide, e alle prese colle pattuglie napoletane uscite dal Forte.
     
     * * *

      La nostra brigata era venuta qui per essere trasportata in Calabria se l'operazione di ieri notte riusciva. Occupiamo il greto d'un torrente, allo sbocco d'una vallicella allegra e ben coltivata. Nessuno ha mosso una pietra; non si vedono quei lavoretti che fanno i soldati per accomodarsi il campo dove sanno d'aver a stare: tutti si tengono come uccelli sul ramo pronti a volar via.
      Fiumara della Guardia, 10 agosto.
      Fra noi e i trecento nostri, il mare, le navi, e i borbonici dell'altra sponda!
      Sono lą in faccia, su quella costa di monte in quel verde pallido, sopra Villa San Giovanni, ma lontani, in alto. Vediamo del fumo che cresce, si allarga, si fa fitto; si sentono le schioppettate sorde.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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