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      Sei vanno a morte, fucilati nel dorso con l'avvocato Lombardi, un vecchio di sessant'anni, capo della tregenda infame. Fra gli esecutori della sentenza v'erano dei giovani dolci e gentili, medici, artisti in camicia rossa. Che dolore! Bixio assisteva cogli occhi pieni di lagrime.
      Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò più muoversi. Sia pur lontano quanto ci porterà la guerra, il terrore di rivederlo nella sua collera, che quando si desta prorompe da lui come un uragano, basterà a tenere quieta la gente dell'Etna. Se no, ecco quello che ha scritto: «Con noi poche parole; o voi restate tranquilli, o noi, in nome della giustizia e della patria nostra, vi struggiamo come nemici dell'umanità».
      Vive chi ricorda d'una sommossa avvenuta per quei paesi lassù, sono quarant'anni. Un generale Costa v'andò con tremila soldati e quattro cannoni, ma dové dare di volta senza aver fatto nulla.
      E sul finire del secolo passato, il titolo di duca di Bronte, fu dato a Nelson. Bixio che titolo gli daremo? Non questo che fu di chi strozzò Caracciolo!
      Messina, 18 agosto.
      Il Dittatore non è più a Torre del Faro, né a Messina, né in Sicilia: si sente da tutti come qualcosa che sia venuto meno nell'aria, nella natura, in noi: ma nessuno osa dire né chiedere che sia stato di lui. Pare che ognuno temerebbe di sentirselo galoppare addosso gridando: «Tu che vuoi sapere?»,
      Intanto s'odono dei discorsi cozzanti come sciabole.


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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