Quando ne avranno accese le macchine, vi monto su io, lasciamo che il Carmel se ne vada al suo destino, e noi navighiamo verso la Calabria, a far della goletta un presente a Garibaldi».
Pareva cosa fatta. E si pregustava già non so che gioia, come a leggere Byron. Chi sa che strida le signore, chi sa il capitano francese che abbiam con noi, e il soldato francese che era là in sentinella sulla punta del molo! E poi chi sa che fuga giù pel mare, e che pericoli, e che misteri! Ma a un tratto il Carmel si mise a salpar l'àncora e addio. Mentre ci allontaniamo, guardo laggiù i monti del Lazio. Da quest'acque, Garibaldi giovinetto pensò la prima volta a Roma.
Napoli, 14 settembre 1860.
Dieci o dodici giorni sono, quando vidi Napoli dal porto, mi sarei lanciato giù dal Carmel per arrivarvi a nuoto. Ora che ci sono, non mi par più... Forse è stordimento. Grande, immensa, varia da perdervisi, e fastosa fin nello sfoggio della miseria. Non vidi mai sudiciume portato in mostra così! Ho dato una corsa pei quartieri poveri; c'è qualcosa che dà al cervello come a traversare un padule. La gente vi brulica, bisogna farsi piccini per passare, e si vien via assordati. Ma su tutte quelle faccie si vede l'effusione di un'anima che si è destata e aspetta... Chi sa cosa vogliono, cosa sperano, chi sa? E se una notte si scatenassero, a furia, urlando Viva chi sa che Santo, che sarebbe di noi, che cosa del Dittatore? Eppure egli se ne sta sicuro nel palazzo d'Angri. Dubitosi siam noi piccini e di poca fede: egli ne ha da movere le montagne, e si sente dentro l'anima di tutto il popolo.
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