Forse che non fece tutto quello che volle? E cosa avremmo potuto noi poche migliaia se alla testa non avessimo avuto lui? E messi tutti in un solo con tutte le loro virtù, avrebbero potuto quel che egli poté tutti i generali d'Italia? Bisognava il suo cuore, e forse quella sua testa, quella sua faccia che fa pensare a Mosè, a un Gesù guerriero, a Carlomagno. E chi lo vede è vinto.
14 settembre. Nei Granili di Napoli.
Ritrovo la mia brigata. Nulla, nulla! Il senso che dà questo sentirsi assorbito nella vita d'un gran corpo di giovinezza, d'amore e valore, non c'è nulla che lo possa dare! Li ho riveduti tutti! Catanzaro, Tiriolo, Soveria, Rogliano, Cosenza, la brigata Eber camminò per tutto quel tratto della Calabria, tenda il cielo, letto la terra, ma senza tirare una schioppettata. Mi descrive tutto Daniele Piccinini, il più bel capitano della brigata.
A Cosenza si trovarono quasi tutti i Corpi delle nostre Divisioni, a un tempo, come se ci si fossero data la posta. Fu un pensiero di Bixio? Schierate sul terreno, dove sedici anni sono caddero fucilati i Bandiera, le Divisioni fecero una commemorazione eroica. Bixio incendiò l'aria così: «Soldati della rivoluzione italiana, soldati della rivoluzione europea; noi che non ci scopriamo se non dinanzi a Dio, ci inchiniamo alla tomba dei Bandiera che sono i nostri Santi!». — E le Divisioni ascoltavano mute il discorso breve, vibrato e tempestoso come il mare su cui Bixio visse mezza la vita. Dice Piccinini che se ad ognuno fosse stato detto: Vorresti essere uno di quei morti? ognuno avrebbe risposto che sì, che sì. Perché Bixio li fece passar vivi e trionfanti dinanzi a tutti, sì che la loro morte parve più bella delle nostre vittorie.
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