Cosa valgono quelle schioppettate? Tra momenti ci arriva anche Bixio. Se ne vede di qui la fila lunga su pel monte, e la testa tocca già l'altipiano. Partendo di qui disse ai suoi: Non mangerete finché coloro là non saran presi. – Pare che i borbonici si siano accorti di lui: c'è un poco di scompiglio... un loro cavallo parte; corre, torna; ora hanno la via rotta anche alle spalle. Si movono, vanno verso Sant'Angelo: retrocedono... ora discendono verso Caserta nuova; no, rimontano... Bandiera bianca! Che senso quest'urlo che riempie tutta l'aria colà! Pare un fremito della terra, tutto si muove... i nostri corrono da tutte le parti... Un gran silenzio...
Si sono arresi!
3 ottobre.
Aspetta e aspetta, i vinti di ieri l'altro non son più tornati. Così avessimo avuto della cavalleria da lanciar sulle lor code, che si poteva farlo senza crudeltà. Erano tutti stranieri del soldo. Ma quei di ieri presi a Caserta Vecchia erano italiani, proprio della colonna che s'azzuffò con Bronzetti a Castelmorrone e non potè passare. Guai se riusciva!
4 ottobre.
Ieri Telesforo che vive divorando tutto con l'anima, forse perché sente d'aver la morte dentro, venne da Santa Maria a trovarmi qui e mi disse: — Vieni? — Dove? — A veder cosa c'è in co del ponte presso a Benevento. — Andiamo pure.
Era quasi notte. Discesi da Monte Caro, passammo per quella bicocca di Valle, dieci casacce che parevano vecchie cenciose. Ma ieri l'altro, mentre i borbonici venivano alla battaglia, le donne di quelle case urlavano dalle finestre come Furie: Viva lo Re, e morte.
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