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      Caserta, 7 ottobre 1860.
      Dissi all'amico Sclavo: tu, quello che vedesti ai Ponti della Valle, me l'hai da scrivere qui, tra le mie note. Egli prese il taccuino e scrisse.
      «Garibaldi, tre o quattro giorni prima del fatto d'armi, era venuto a trovar Bixio e gli aveva detto: Mi fido a voi; queste sono le nostre Termopili.
      «Tale fu la consegna: tutti sapevamo che là si doveva stare o morire. Aspettavamo.
      «Il mattino del 13 d'ottobre, eccoti la divisione von Meckel, otto o nove mila uomini, avanzarsi da Ducenta, mirando al passo dei Ponti della Valle per Maddaloni. La testa della colonna era formata da uno squadrone di dragoni con elmo e rivolte rosse; seguivano due cannoni e un battaglione di cacciatori. Giunta a Valle quella testa di colonna spiegò i cacciatori sulla sua destra, e questi cominciarono a tentar l'altura dov'ero con la mia compagnia. Tiravano da settecento metri, lentamente, con quelle loro buone carabine, alle quali noi non potevamo rispondere. Intanto il grosso della colonna continuava a marciare accennando ai Ponti, centro della nostra linea.
      «Mandai subito certo Calogero messinese, che avevo meco per guida, avvisando con un biglietto il maggior Boldrini che eravamo assaliti. Ebbi in risposta che badassi bene a non prendere lucciole per lanterne. E male ce ne incolse, perché quel battaglione di cacciatori già invadeva il bosco a sinistra e cominciava ad avvolgerci incalzando con fuoco ben nutrito.
      «Allora il maggiore Boldrini volò a noi con due compagnie, e senz'altro dove vide spuntar le canne dei fucili, tra gli alberi fitti, là si slanciò, gridando: Alla baionetta, Viva l'Italia!


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Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 167

   





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