Pagina (143/480)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      «Allora vado» - disse il frate; e la donnicciola ringraziandolo mosse verso il convento a udirvi messa, spigliata come si fosse tolto di dosso un macigno. Egli poi, stato un altro poco a girare intorno al pilastro, si segnò due volte, e s'avviò alla villa del signor Fedele.
      Vi giunse che questi aveva scacciato con grandi minaccie Bianca e Margherita, tornate a pregarlo si togliesse di quel brutto luogo, che quei furiosi se n'erano andati: ma le loro preghiere avrebbero mosso a pietà qualunque crudele, non lui. Scendevano e salivano dalla cantina alla stanza, dov'era la zia Maria, e con essa facevano le dolorose querele; quando s'intese un picchio leggero all'uscio di sotto, e Bianca affacciandosi sclamò: «il padre Anacleto
      La cieca, credè, a quel nome, di ricevere un messaggio del cielo; Bianca corse da non veder le scale, a suo padre, dicendogli del frate; e Margherita non aveva quasi avuto tempo di raggiungerla, che il signor Fedele, come se una mano poderosa l'avesse afferrato per le gambe; vergognoso di sè, in meno che non aveva fatto ad entrare in quella sorta di tana, ne era già fuori. Ma ahimè, come concio! Pareva un masnadiero fuggito, per qualche fogna al bargello; per giunta un nugolo di molesti moscioni, gli si turbinavano intorno al viso, ed alla persona. Bianca si provava a nettarlo, e piangeva; Margherita, aperta la porta, faceva venir dentro il padre Anacleto.
      «Deo gratias!» - disse questi facendosi oltre diritto, verso la parte onde veniva la voce del signor Fedele; ma vedendolo qual era - «che fatto è questo - sclamò, - che ti veggo scompigliato a codesto modo?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Fedele Bianca Margherita Maria Bianca Anacleto Bianca Margherita Fedele Margherita Anacleto Fedele Bianca