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      E a veder biancheggiare qualche campanile che accennasse un villaggio romito; si sentiva rapire il cuore a quella lontananza, come se là avesse potuto vivere felice.
      «Bianca, - aveva detto il padre Anacleto, dopo essersi soffermato un tantino sulla soglia, a mirare la bella in quel suo raccoglimento: - Bianca, tu stai guardando i campi, come se attendessi da qualche parte un portatore di novelle liete...»
      La fanciulla, che s'era volta addietro alla prima chiamata; col volto chino, come temesse di lasciare scoperti i mesti pensieri; si fece incontro al frate, per baciarli il cordone; ma questi le porse la mano. Essa la baciò, e poi disse:
      «Oh padre, come ha fatto bene a venire quassù! Non l'ho più riveduta da due mesi, sa? quel giorno che venne a C.... al mortorio di quella povera mia amica.... Povera! io, povera, e non essa! ma faccio per dire...
      «O che hai con queste malinconie! - sclamò il frate, - lo so anch'io, che a questo modo andrai a male colla salute! - E tenendole alta la fronte colla mano, che essa aveva baciata, e guardandola maestoso nel viso, soggiunse: - dunque, tu non mi vuoi dire che cosa aspetti, o che cosa cerchi cogli occhi, da quella finestra?
      «Nulla! - rispose Bianca - io non aspetto nulla. Guardava così, per quei campi; e pensava che sotterra si deve stare quieti quieti, in queste lunghe giornate che non vogliono mai finire. Cercava, quale sarebbe il più bel posto per farvisi scavare il sepolcro.
      «Bei pensieri! - disse il padre Anacleto: - pensieri che sono nella gioventù, come i tarli in legno prezioso!


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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