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      ..»
      Se il signor Fedele non fosse entrato a rompere quel discorso, Bianca avrebbe di certo finito per dire quel nome, che d'altra parte il padre Anacleto sapeva da sč. Ingenua e col cuore traboccante di dolore, stava per isfogare la sua grande passione, messa in vampe dalle parole del frate, come brace sopra cui si scarichi improvvisa una buffa di vento.
      «Padre, - diceva il signor Fedele, facendosi sull'uscio della cameretta; - oggi lo vogliamo a far penitenza con noi. Bianca, a momenti s'entra in tavola, prega il signor padre a volerci degnare.»
      Bianca, che a veder comparire il padre suo, s'era rifatta sopra sč stessa, rivolgendo timidamente gli occhi alla campagna; stupģ del modo di quegli inviti, che tornava cosģ diverso dai trattamenti avuti un'ora prima. Il frate, scostatosi da essa, si fece far largo dolcemente dal signor Fedele, per uscire, e gli susurrņ all'orecchio: «M'hai disturbato; ma va e sii dolce; col miele si pigliano l'api» - E gradino, gradino discese in sala.
      L'altro, che a quelle parole fece tra sč e sč conto di rimettersi tutto nel frate; mosse verso Bianca, e vezzeggiandola, come non aveva mai fatto, le prese la mano, e menandosela dietro amorevolmente, diceva:
      «Vieni, Biancuccia, che tu hai a fare gli onori di casa al padre Anacleto; mangeremo un boccone in santa pace ed allegria; poi sarą quel che Dio vorrą. T'ho maltrattata stamattina, ma quei villani m'avevano fatto perdere il capo..., vieni...»
      La fanciulla, si sentģ come a cascar di dosso la gramaglia, e mutarsi in una veste di tutti i colori pił belli.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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