Per chi sa quali varchi, che a noi non importa conoscere, riuscì di là del Po; dove i margini del fiume reale, le colline, il monte dei Cappuccini, gli parlarono delle rive modeste ed amene della sua Bormida, e del castello di D...., al quale il monte ed il convento somigliavano un poco per le conformità e per la postura. Ma, non sapendo neanch'egli qual fosse, desiderio suo, o invito che venisse dall'aria; pigliò la via che saliva lassù, e pareva quella che a D...., per l'erta del colle, menava al presbiterio di don Apollinare. L'acciottolato, l'erba delle prode, l'ombra delle quercie, tutto v'era come a D...; senonchè là si abbatteva in frati che discendevano, in divote brigate che montavano; il colle pareva un luogo santo di pellegrinaggio: al castello di D.... in cambio, salvo i dì di festa, non si vedevano mai che le stesse persone, i signorotti della terra, che menavano vita allegra e sconclusionata.
Giunto in cima, dove chi s'affaccia al muricciuolo che cinge il sagrato, può secondo la natura sua accontentarsi di guardare la città sottoposta; o per quanto gli vale l'occhio, ammirare la vista sterminata di pianure, di colli, d'acque e d'Alpi, che fantasia umana non saprebbe trovare più bella; si arrestò, crollò il capo, diede di volta senza pur badare a quello spettacolo, in cui l'animo suo si sarebbe ricreato altra volta lungamente. Tornò a valle, infilò la via lungo la riva destra del fiume, verso Superga; andò su e giù un poco come smemorato; poi trovato un navicellaio, scese nel burchio e si fece traghettare all'altra sponda.
| |
Cappuccini Bormida Apollinare Alpi Superga
|