«Questa è la prima volta che m'accade una ventura di questa sorta. Signor Barone, se io avessi quarant'anni di meno, e fossimo ai tempi dei tornei, vorrei chiedervi di rompere meco una lancia; adesso non posso che applaudire, e narrare poi quando saremo tornati nel nostro paese, che quassù delle ferite ne toccaste due; una nel braccio, l'altra nel cuore. Che siano state toccate bellamente, diranno i vostri commilitoni per quella del braccio; per quella del cuore, chi vedrà la vostra Bianca, non avrà bisogno di testimoni. Ora, se vi pare tempo, andiamo in chiesa.
«Prego, un momento! - sclamò il signor Fedele, fra il giocondo bisbiglio, suscitato dalle parole del generale; - liberemo alla salute degli sposi, ai quali siano propizi i destini, e le loro Maestà l'imperatore d'Austria e il re di Sardegna nostri sovrani!»
Allora andò attorno un vassoio coverto di bicchieri colmi d'un liquore sì limpido, che pareva fosse rimasto imprigionato in ognuno di essi un raggio di sole. Tutti ne presero, salvo che Bianca e lo sposo, i quali dovevano ancora comunicarsi; e fu un tintinnio che venne inteso dalla via, e fece accapricciare il cuore di Margherita, che assettò meglio il lenzuolo sul capo della cieca affinchè non sentisse.
Poi le dame si presero Bianca in mezzo; e gli uomini dietro di loro discesero con esse le scale.
V'era alla porta una lettiga sontuosa, che l'Alemanno aveva fatto pigliare a nolo nella vicina Savona; e quattro lettighieri in abito di gala e a capo scoperto, attendevano ognuno al suo posto.
| |
Barone Bianca Fedele Maestà Austria Sardegna Bianca Margherita Bianca Alemanno Savona
|