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      Padre Anacleto salutava alla buona; e via così accompagnato e riverito giunse al convento, se non sano, salvo.
      Il cielo, a ponente, era colorato di quelle tinte, che i pittori chiamano calde; e parlano all'anima di tante cose dolci; e fanno parere che il sole, tramontato a malincuore, sia lì sempre per riapparire. Al po' di luce riverberata dai tufi grigi dei colli che sorgevano di faccia al convento, il campanile spiccava nella selva scura che aveva a ridosso, e l'intiero edificio biancheggiando, faceva così placido invito, da invogliare della sua quiete il più felice uomo del mondo.
      «Ed ora che mi avete accompagnato, ve ne vo' dare un bicchiere, che mi direte come lasci l'ugola.»
      Così disse il padre Anacleto, facendo atto di mettere i quattro giovani nel chiostro. E come questi si schermivano e mostravano di non voler entrare:
      «No, no.... nessune cerimonie! - soggiungeva - qui comando io: e giacchè i padri stanno cenando, ed io per questa sera non ho nulla a vedere coi loro radicchi; così vogliamo fare tra noi un brindisi a questi colli, che danno i vini deliziosi; e ai contadini che mi portano quanto basta, per fare un po' d'onore ad amici quali siete voi....
      «Ma padre, - usciva a dire uno della comitiva: - non per rifiutare no, non vede? fa notte, e a C.... siamo aspettati....
      «Al ballo degli sposi, nevvero? - sclamò ridendo il padre Anacleto: - eh! via, peccatori, farete sempre a tempo a mescolarvi coi diavoli; sì coi diavoli! Chi sta a vedere le danze n'ha in corpo almeno un paio, chi danza, sette od otto.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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