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      Faceva notte, e il rumore delle acque cadenti dalla pescaia del mulino, ridestavano in lui memorie lontane e soavi. Soleva da fanciullo addormentarsi a quel suono d'acque monotono e dolce, talvolta assomigliandolo al canto d'una processione udito da lungi; tal'altra al rumore del mare, di cui aveva inteso dire da suo padre, come fosse maraviglioso. Avrebbe voluto rimanere lą a pensare; ma ecco Rocco a dirgli che bisognava porsi in cammino. In quelle corte notti d'estate, si torna a rivedere l'alba assai presto; e poteva incontrare di dover disviare chi sa quante volte, per non dare nelle guardie alemanne, che guardavano tutti i varchi. Di che giovava molto avere d'avanzo qualche ora di buio; e a dirla schietta, avendo saputo dalla padrona che il signorino sarebbe cercato dai birri, Rocco voleva fare ogni sua possa, per menarlo in salvo; ma intanto bramava di uscire dal territorio prima di giorno, per non essere visto a trafugarlo.
      Mossero, e la notte era bella. Su pel cielo cominciava la pioggia di stelle cadenti, copiosa, che pareva vi fosse lassł qualche gran festa. I grilli trillavano nei prati, i rospi gracidavano; e nelle altissime regioni dell'aria, si udivano le strida degli ultimi rondoni tardi a migrare.
      «Ode? - diceva Rocco a Giuliano, - i grilli cantano per farci maturare le uve; e lassł tutte quelle stelle si staccano dal cielo, per festeggiare la Madonna degli Angeli, che cade domani.»
      Il giovane non volle togliere all'uomo semplice di cuore, quel tantino di poesia che gli raggiava nell'anima; perchč sarebbe stato come rubare ad un mendico il tozzo accattato per amor di Dio.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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