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      «Lo giuro! - sclamava egli invelenito su quell'idea, e si rimboccava, dicendo, la manica fino all'ascella, scoprendo un viluppo di muscoli poderosi: - questo braccio fu ferito, ma è forte ancora, e se mi capitasse innanzi un Giacobino lo spaccerei con questo, fosse mio padre. Chi è quà dentro che non vuol gridare viva il Re?
      «Evviva il Re! - urlarono quaranta o cinquanta gole mezzo ingozzate di lasagne: e all'urlo tenne dietro un rompere di tossi, di sternuti, di singhiozzi per contrazione; mentre il soldato sorridendo a tutti, chiamando tutti amici, andava attorno toccando col suo gli altrui boccali. Giunto a Rocco, che mangiava rincantucciato in fondo alla baracca, e si sentiva tremare il cuore; il soldato gli si piantò dinanzi: «E voi - gli disse - che fate costì solo, che mi parete un volpone sotto una cesta? venite qua in buona compagnia!» - E pigliato il piatto, i pani, il boccale del poveretto; lo tirò a quella mensa dov'egli e i suoi facevano quel tanto baccano. Là Rocco dovè rimettersi in loro; mangiò e bevve come essi vollero; chiese licenza d'andarsene parecchie volte, ma gli tocco fare più di mezzogiorno; ora in cui potè uscire libero, pagando lo scotto di quei soldati, e ancora gli parve una grazia.
      Quando fu fuori di quel passo, trovò che la folla era divenuta così fitta, da non potersi muovere, uno che avesse fretta, a suo agio. Il ballo campestre ferveva sotto la sferza del sole, e le foresi danzando coi loro dami gighe e gavotte, si struggevano in sudore. Ma al caldo ci badavano punto.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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