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      E tirando Giuliano, s'avviò con lui verso una vetta, alla quale saliva una brigata di cavalieri, alcuni con sì bei pennacchi sui cappelli, che dal tempo dei feudatari i boschi di lassù non avevano più veduto nulla di sì leggiadro.
      Quei cavalieri andavano a porsi su d'un poggio, donde si scopriva tutta la valle sino a D....., di cui si vedevano biancheggiare nell'ultima luce del giorno i tre vichi. E guardando verso quelli con grossi cannocchiali, gesticolavano parlando tra loro, forse del brulichìo d'Alemanni, che coll'aiuto di quegli strumenti, vedevano farsi in quel luogo.
      Giuliano giunto sul poggio con don Marco, subito pose l'occhio su quei lembo di terra. Ah! lo scoprire da lontano la casa paterna, e colla fantasia e colla memoria figurarsi quello che vi si fa dentro, è pure la dolce cosa! Ed egli volò laggiù coll'anima, e quasi s'inginocchiava colle mani giunte; ma in quella don Marco mettendogli la mano sul braccio, gli accennò di porgere l'orecchio a quel che si diceva da quei cavalieri.
      Esplorando coi cannocchiali la valle, essi avevano visto alcuni uomini armati di schioppi, entrare ed uscire dal convento dei Minori Osservanti, lontano di lassù meno che un miglio; e accompagnati da frati che spiccavano bruni sul tufo biancheggiante dei colli, quegli uomini andavano e tornavano con portamenti sospettosi.
      «Spacciate una compagnia a quel covo di ladri laggiù! - diceva il capo della brigata, levandosi il cannocchiale dall'occhio e segnando con quello il convento: - fucilino quanti coglieranno armati, monaci o villani.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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