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      Giuliano non avendo più nulla a fare in quel tafferuglio, pigliò la via di C... Il signor Fedele e il padre Anacleto, sebbene non invitati, gli tenevano dietro come due bambini timorosi di essere abbandonati in un bosco; e per vigneti e per campi inciampando, ruzzolando, ma sempre alle sue calcagna, in capo a un'ora videro le porte del borgo.
      Il grosso dell'esercito Francese vi era giunto sul far della sera, ed aveva posto il campo sul greto del torrente, sotto gli olmi intorno alle mura, come per stringere d'assedio la terra. E riposava sicuro, essendosi buon nerbo di cavalli spinto innanzi sulla via di D..., a fronteggiare gli Alemanni, se qualcosa avessero voluto tentare.
      Per certi chiassi a lui noti, Giuliano mise nel borgo quei due paurosi; poi se ne scompagnò per cercare don Marco, col quale erano d'accordo di rivedersi la notte.
      Essi non osarono ringraziarlo; ma muro muro il signor Fedele condusse il frate alla porta di casa sua. Salendo le scale, udirono damigella Maria, Margherita e don Marco che parlavano del cognato, del convento, dei Francesi che erano andati a farvi chi sa che tragedia. Esse parevano disperarsi; e il prete si studiava di confortarle, dicendo che anche Giuliano era andato laggiù, ma con animo generoso.
      «Margherita, Maria, son qui! son qui! - entrò gridando il signor Fedele; e la fanciulla e la cieca si lanciarono verso di lui; e abbracciamenti e baci e lagrime mescolarono a parole d'affetto, mai più dette là dentro.
      «E sono qui per lui! - proseguiva il signor Fedele: - son vivo per quel bravo giovane di D... che mi ha salvata la vita tre o quattro volte!


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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