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      - -venne interrompendo Marta - Poveri noi, va a finire che da un'ora all'altra sentiamo che anch'egli è morto...!
      «Oh! no.... Marta; - rispose don Marco - i forti addolorati cercano la solitudine....
      «Come i leoni del deserto: - aggiunse il Francese. A cui don Marco:
      «E il vostro Generale, ci concederà di fare i funerali?
      «Anche a questo ho pensato: - rispose il Francese; - e il generale mi ha detto che farà onorare dall'esercito, la madre di quel valente giovane, che io gli presentai pel primo; e il trasporto sarà fatto da quattro soldati dei nostri.
      «Che Dio lo benedica! - esclamò don Marco; e poi volgendosi a donna Placidia: - allora, troveremo qualcuno, che ci aiuti in chiesa a far quel poco che potremo.
      «Oh! per codesto basto io: - rispose donna Placidia: - solo che mi si accompagni lassù, lasci fare a me.
      «La accompagnerò io stesso; - disse il Francese: e rimasti d'accordo con don Marco, che il corteo funebre si sarebbe mosso di là a mezz'ora; si avviò al castello con donna Placidia, che andava innanzi confidente e sicura, come fosse stata con suo fratello. Giunta lassù, fece le meraviglie di vedere la chiesa non rubata, il presbiterio non saccheggiato. Non poteva capacitarsi, che quei soldati diavoli in carne, che pur avevano lanciato qualche motto a veder la sua gonna passare in mezzo a loro, fossero così rispettosi; e accomodandosi con alcuni di essi assai bene, mise a segno meglio che potè le cose del funerale; fece scoperchiare la tomba della famiglia di Giuliano; poi ne mandò due a dare nelle campane a morto.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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