Di commercianti ve n'erano una dozzina, di possidenti e di impiegati una trentina. Gli altri erano artigiani e operai, ma tutta gente anche questa che sapeva bene dove andava. Allegri e vibranti di vita, parevano avviati a conquistarsi un regno ognuno per sé. Ma dei pił cari a ricordarsi fu un giovanetto, forse non ancora ventenne, che durante la traversata cantava sempre, accompagnato da due altri pavesi Giuseppe Tozzi e Luigi Rossi. In quelle notti del Tirreno empiva il mare e il cielo con le arie eroiche del Nabucco e dei Masnadieri, con una voce che faceva tacere tutti e pigliava i cuori. Si sentiva che l'anima sua si inebriava di un'acre voluttą di morire; e forse fu poi felice quell'ora a Palermo, su d'una barricata, combattendo e cantando: "Si vola d'un salto nel mondo di lą," cadde morto. Lo chiamavano Płdarla, ma il suo vero nome era Angelo Gilardelli.
E l'ultima era l'ottava. L'aveva raccolta quasi tutta nella sua Bergamo Francesco Nullo, che la dava bell'e fatta ad Angelo Bassini pavese, certo di darla a chi l'avrebbe condotta da bravo. Era il Bassini un uomo che se avesse lanciato il suo cuore in aria, quel cuore avrebbe mandato luce come il sole; e se lo avesse lanciato nell'inferno, avrebbe fatto divenir buono Satana stesso. Cosģ dicevano coloro che avevano gią lette sin da allora queste immagini nelle poesie di Petofi. A Roma il 3 giugno del '49, nell'ora dello sterminio, s'era avventato quasi solo contro i francesi di Villa Corsini, percotendo, insultando, gridando a chi volesse ammazzarlo, e nessuno lo aveva ucciso.
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