Sta qui,
dice il custode. Qui? Pensa il forestiero. E vorrebbe gridare: Su, Piccinini! D'uomini come te v'è ancor penuria nel mondo. Risorgi e insegna!
Un po' della tempra del Piccinini erano quei bergamaschi tutti, anche i più popolani; anime esaltate dal patriottismo e un po' mistiche. Nel 1863, quando la Polonia fece la sua terza rivoluzione, uno stormo di quei militi tornati dall'ottava compagnia dei Mille, volò laggiù con Francesco Nullo. E il 5 maggio, terzo anniversario della partenza da Quarto, entrarono nella Polonia russa a Olkusz, dove s'imbatterono subito nei Cacciatori finlandesi del generale Szakowskoy, coi quali impegnarono un combattimento. Il Nullo cadde ai primi colpi, e morì magnifico fin nella caduta; essi combatterono fin che furono tutti morti o feriti o ridotti a non poter più. Elia Marchetti si trascinò ferito a morte fin nel territorio austriaco; dove un austriaco capitano, ammirandolo se lo raccolse in casa e ve lo tenne con religione a morire. Quelli che sopravvissero furono mandati in Siberia. Nelle miniere di Jskutz logorarono la vita sette anni, invidiando i morti, e parecchi vi morirono. Quelli che erano scampati alla strage e alla cattura, camminando come belve, valicando montagne, passando fiumi, vennero dietro il sole a cercar la patria. E per le terre dell'Austria vi giunsero. Ma non si erano ancora riposati di tanta via, che scoppiò la guerra del 1866. Allora tutti tornarono in campo, e Giuseppe Dilani detto Farfarello, umile operaio, andava a farsi uccidere dagli Austriaci, nelle terre trentine nostre a Monte Suello, vecchio nei patimenti a ventisette anni.
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