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      Ma chi aveva dato quei cannoni?
      Garibaldi aveva mandato il colonnello Turr, al comandante della fortezza di Orbetello con questo scritto:
      Credete a tutto quanto vi dirà il mio aiutante di campo, colonnello Turr, e aiutateci con tutti i mezzi vostri, per la spedizione che intraprendo per la gloria del nostro Re Vittorio Emanuele e per la grandezza della patria.
      Il comandante, che era un tenente-colonnello Giorgini, quando lesse quel foglio si dovette sentire un grande schianto al cuore. L'aiutante di campo di Garibaldi gli chiedeva delle munizioni! Impossibile.
      Ella è militare, - disse al Turr - e sa che cosa significhi consegnare le armi e le munizioni di una fortezza, senza ordine dei capi.
      Ma se gli ordini li riceveste dal Re? - rispose il Turr - basterà che gli inviate questa mia lettera.
      E lì per lì, sotto gli occhi del Comandante, scrisse al conte Trecchi, notissimo aiutante di campo di Vittorio Emanuele:
      Caro Trecchi,
      Dite a Sua Maestà che le munizioni destinate per la nostra spedizione sono rimaste a Genova; ora preghiamo Sua Maestà di voler dar ordine al Comandante della fortezza di Orbetello di provvederci con quanto più può del suo arsenale.
      Colonnello Turr."
      Porgendo la lettera al Comandante, il Turr gli disse che siccome la risposta non verrebbe se non forse in una settimana, su di lui Comandante peserebbero tutte le incalcolabili conseguenze di quel ritardo; lo informò della spedizione; lo accertò dell'intesa tra il Re e Garibaldi; insomma seppe far tanto che quell'ufficiale, solo facendosi promettere che l'impresa non sarebbe volta contro gli Stati del Papa, diede tutte le cartucce che aveva pronte, e casse di polvere e quei tre cannoni e quant'altre cose poté. E tutto fu caricato e condotto a Talamone, dov'egli stesso volle recarsi per veder Garibaldi e la spedizione.


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Storia dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 190

   





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