Pagina (74/190)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Verso sera le trombe suonarono, le compagnie si ordinarono, scesero al porto, tornarono a imbarcarsi sui due vapori. Quella tornata a bordo levò via ogni dubbio. E allora nacque negli animi una generosa pietà per i compagni partiti. Che brava gente! Avevano compìto il più duro sacrificio che si potesse ideare: perdevano la vista di Lui e l'epopea che s'erano sentita nel pensiero, per andar a crearne un episodio oscuro, non sapevano dove, pochi, bene armati, ma condotti da un uomo disamato. Parlando d'essi, molti confessavano che comandati a quel passo non avrebbero ubbidito; ma i più lodavano l'ubbidienza di quei sessanta come indizio di gran virtù, e testimonianza del più alto valore.
      A Santo Stefano
      Garibaldi aveva fretta di partire, ma non aveva fatto imbarcare le compagnie per questo. Alcuni dei suoi uomini per cattiveria o per braveria, avevano dato noia a qualcuno di Talamone, ond'egli, sdegnato, si era risolto a levar tutti da terra. Così i due vapori stettero carichi all'ancora tutta la notte dall'8 al 9; e solo all'alba salparono pel golfo a Santo Stefano, breve tratto. La cittadetta si svegliava. Viste dal porto, le sue case parevano edificate l'una a inseguir l'altra su su, per arrivare in alto a trovar i giardini, i vigneti, gli oliveti pensili tra le rocce.
      Vi scesero Bixio, Schiaffino e Bandi, per andare ai magazzini del governo, e in qualche modo farsi dare carbone, perché la traversata della Sicilia era ancora lunga, e poteva anche capitare di dover andare chi sa quanti giorni, fuggendo di qua e di là pel Mediterraneo, perseguitati dalle navi napoletane.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 190

   





Santo Stefano Talamone Santo Stefano Bixio Schiaffino Bandi Sicilia Mediterraneo