Ma certamente questo fatto di mille anni avanti non entrò per nulla nella scelta di Garibaldi: perché né egli, né quegli uomini che stavano con lui, se anche lo sapevano, erano teste da fissarvisi su. Comunque sia, per andare a Porto Palo, i due vapori dovevano fare falsa rotta verso la Berberia, e poi, se le acque parevano libere, voltar di colpo verso Sicilia a trovarlo.
Ma assai dopo il mezzo di quella notte dal 10 all'11, Garibaldi giunto presso l'isoletta di Maretimo, che nel gruppo delle Egadi è la più lontana dalla costa di Sicilia, deliberò di fermarsi celato dall'isoletta e a lumi spenti, per aspettare il Lombardo. Da ponente e da tramontana vedeva i fanali delle navi napolitane in crociera, e in quei momenti doveva parergli d'esser ne' suoi tempi quasi favolosi di Rio Grande d'America. Stato un pezzo in quel silenzio come in agguato, inquieto pel Lombardo che non appariva, tornò indietro per cercarlo. E coloro che stavano sul Lombardo e che a quell'ora vegliavano, quando rividero il Piemonte lo credettero una nave nemica che corresse loro incontro a investirli. Lo credette lo stesso Bixio. Piantato sul suo ponte, egli fece levar su tutti e inastar le baionette; comandò al macchinista di dar tutto il vapore, e al timoniere di voltar tutto a sinistra, per andare alla disperata addosso a quel legno. A prora Simone Schiaffino, capitan Carlo Burattini d'Ancona, Jacopo Sgaralino di Livorno, con dietro una folla, stavano pronti per lanciarsi all'arrembaggio, tutto il ponte del Lombardo fremeva, e mancava poco al grand'urto.
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