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      Ma anche quella si avvicinava. E avrebbe potuto tirar qualche poco prima, ma avevano indugiato alquanto i lor fuochi, perché i due legni inglesi Argus e Intrepid ancorati nel porto avevano pregato a segnali di bandiere di non tirare, finché i loro ufficiali da terra non fossero tornati a bordo. Difatti dei marinai in calzoni bianchi uscivano da Marsala e scendevano frettolosi al mare. E allora quelle navi cominciarono a sfogarsi contro gli sbarcati, le due a vapore con tiri quasi in cadenza, quella a vela addirittura a fiancate.
      Però i loro proiettili o davano in acqua, sguisciando poi a rotolar sulla riva già mezzi morti, o non oltrepassavano guari la linea del molo. Cadde qualche granata in mezzo alle compagnie già ordinate, ma queste pronte, si gettarono a terra e lasciarono scoppiare: una di quelle colpì e sfasciò mezzo un casotto da doganieri del molo; un'altra fece tremare la settima Compagnia, passandole parallela alla fronte, così che due braccia più a sinistra la mieteva tutta. "Alte le teste!" gridò Cairoli; e la Compagnia stette salda.
      Alfine fu dato il comando di salire alla città. Manin e Maiocchi regolavano la corsa a gruppi. Un po' curvi, un po' carponi, un po' ritti, regolandosi alle vampate dei cannoni nemici, correvano quei gruppi su per il pendio verso la porta della città e vi entravano. Cara Marsala! E di qua e di là si spandevano per le vie traverse, perché in faccia a quella maestra era andata a porsi una delle fregate, e tentava, coi suoi tiri, d'infilare la porta.


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Storia dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 190

   





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