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      Ed essi erano tormentati da un desiderio inquieto di trovarsi alla prima prova, per esperimentare il nemico con cui avevano da fare, e di cui, non sapendo nulla di preciso, sentivano dir le cose pił stravaganti. Neppur dagli avamposti avevano segno che fosse in movimento. Che faceva?
      Il nemicoDa Palermo, sin dall'alba del 6, era partita una colonna comandata dal generale Landi, vecchio di settant'anni, promosso di fresco a quel grado. Da soldato egli aveva combattuto contro le rivoluzioni siciliane, sin da quella del 1820, ed era venuto su grado grado in quella milizia stagnante, che sentiva d'essere mantenuta pił per assicurare il Re contro i sudditi che per difendere il Regno. Questo se ne stava infatti sicuro, coperto com'era dallo Stato pontificio e protetto dal mare.
      Quel Landi era un uomo pio. In marcia si era fermato a sentir messa a Monreale, per santificare la domenica, proprio quella domenica in cui Garibaldi con la spedizione faceva il suo primo giorno di mare. Poi, continuando la sua via molto adagio, andando in carrozza alla testa della sua colonna, il 12 aveva fatto sosta in Alcamo. Di lą partito la notte per Calatafimi, v'era giunto la mattina del 13, appunto mentre Garibaldi saliva a Salemi. Da Calatafimi aveva scritto lettere dogliose al Comandante in capo dell'isola, annunziando che prima di marciar su Salemi, dove sapeva trovarsi una banda di 'gente raccogliticcia', voleva aspettare un battaglione del 10° di linea che gli avevano promesso. Ignorava ancora lo sbarco di Garibaldi, ignorava che quelle genti raccogliticce erano i Mille con Garibaldi in persona.


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Storia dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 190

   





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